Figlia di Jeanne Hébuterne e Amedeo Modigliani, nacque a Nizza ma crebbe, dopo la morte del padre e il conseguente suicidio della madre nel 1920, con la nonna paterna Eugénie Garsin a Livorno.
Si laureò a Pisa in storia dell'arte con una tesi su Vincent van Gogh. Perseguitata dal fascismo in quanto ebrea, si rifugiò a Parigi. Quando la Francia fu occupata dai nazisti entrò nel Maquis, la resistenza francese, venendo anche incarcerata per motivi politici. In quel periodo sposa Mario Levi, fratello di Natalia Ginzburg, come racconta la stessa Ginzburg in "Lessico famigliare", per motivi meramente legati alla cittadinanza. I due divorzieranno poco dopo.
Nel 1952, con una borsa di studio del Centro Nazionale della ricerca scientifica, Jeanne intraprese una ricerca su Van Gogh, in Francia e nei Paesi Bassi. Grazie allo studio di Van Gogh sullo stereotipo dell'artista maledetto decide di studiare la vita del padre Amedeo Modigliani e scrive nel 1958 il libro Modigliani, senza leggenda edito da Vallecchi Editore. Quest’opera smonta le diverse dicerie che gravano sulla memoria del padre, in modo particolare attacca colui che favorì la fama di artista maledetto, ossia André Salmon, autore di "Vita e passione di Amedeo Modigliani" edito nel 1926, ma che già nel 1922 scrisse un articolo incentrato sulla Parigi Bohémien. Il testo pone al centro della riflessione una sola domanda: perché beveva Modigliani? Salmon descrive le sue eccessive bevute e l'uso di hascisc, con interviste, aneddoti ma senza specifiche note biografiche. Da storica invece la figlia Jeanne si attiene ai fatti, pur essendo cosciente che oggettivamente non è possibile scriverne una biografia completa. Si dovrebbero mappare tutti gli studi e le abitazioni dove Modigliani ha vissuto ma, dati i numerosi traslochi, questo non è possibile. Persino nel diario della madre, che purtroppo s'interrompe nei periodi più interessanti, alcune vie vengono confuse.
Alcuni elementi vengono invece scoperti grazie a un prezioso documento che narra la storia della famiglia Spinoza e Modigliani dal 1793:
sfata il mito della famiglia di filosofi. Pare infatti che Modì si sia vantato a Parigi della falsa discendenza con Baruch Spinoza: la bisnonna era una Spinoza ma non era imparentata con il grande filosofo, in più non si sposò mai e non ebbe figli;
sfata la leggenda della famiglia di banchieri. Tutti pensavano che lo fosse, ma il padre era solo un commerciante e aveva un antenato che aveva sì lavorato per la zecca vaticana, ma solo come responsabile dell'approvvigionamento del rame. Grazie a tale lavoro comprò qualche ettaro di terreno, ma che gli poi venne espropriato perché a quel tempo gli ebrei non potevano possedere terre.
sfata la diceria delle origini ebraiche Lionesi. Il cognome della madre non è Garcin - come scritto da Salmon - ma Gaslin.
sfata la leggenda che Modì iniziò a dipingere nel 1898 in preda ad un attacco di febbre tifoide, mentre aveva iniziato prima, nel 1896, solo per passione.
sfata la leggenda del mancato sostentamento della famiglia e dell'abbandono senza sepoltura a Parigi. Vi è una lettera inviata dalla madre all'ultimo mercante d'arte Zaborowskij che diceva "copritelo di fiori, provvederò a rimborsarvi". Il fratello deputato Emanuele ci mise un mese per arrivare a Parigi, a causa della smobilitazione conseguente alla guerra. I viaggi a Firenze e Venezia furono pagati dallo zio Amedeo e quello per Parigi dalla madre, che sostenne sempre il figlio, pur non nuotando nell'oro.
sfata la leggenda che Modì frequentò l'accademia di nudo da Fattori a Firenze nel 1902 e a Venezia l'anno successivo.
sfata la leggenda di un Modigliani che praticava la scultura come seconda scelta e che l'abbandonò per intraprendere la pittura. Il suo primo amore fu la scultura e vi dovette rinunciare per diversi motivi: prima di tutto per la salute, visto che quando arrivò a Parigi era già malato. Scolpire il marmo era troppo faticoso, era insalubre per via della polvere che si respirava; inoltre era più costoso della pittura per i costi dei grandi studi di cui necessitava. Lo si vedeva spesso in giardino o fuori all'aperto a scolpire pietre che gli amici gli portavano e che abbandonava ovunque perché non poteva trasportarle.
sfata la leggenda della sua formazione parigina: Modì, secondo i suoi viaggi e i suoi riferimenti, si formò in Italia come ha affermato lo storico dell'arte Enzo Carli. Jeanne documenta come l'unico studio che Modì fece fu sulle sculture trecentesche di Tino di Camaino, prima a Napoli, dove soggiornò per riprendersi da una convalescenza, e successivamente a Firenze.
Gli unici tre studi critici che tentano di mettere ordine e che pubblicano documenti con note biografiche riscontrabili sono:
Jeanne Modigliani con il suo "Modigliani senza Leggenda";
Giovanni Scheiwiller con "Omaggio a Modigliani" del 1930;
Enzo Maiolino "Modigliani dal vero" 1964 e seconda edizione 1981.
Il suo costante impegno per ottenere un riconoscimento ufficiale del valore dell'opera paterna ottenne un importante successo nel 1981, quando a Parigi allestì la mostra più completa di Modigliani sino ad allora tenutasi: oltre duecentocinquanta opere fra dipinti, sculture, gouaches e disegni.
Morì nel 1984 a Parigi (tre giorni dopo il ritrovamento a Livorno delle tre teste false erroneamente attribuite a Modigliani) per emorragia cerebrale in seguito a una caduta. Era divorziata e lasciò due figlie, Anne e Laure: aveva sposato Mario Levi, fratello di Natalia Ginzburg, come si legge nel libro Lessico famigliare.
Fille de Jeanne Hébuterne et d'Amedeo Modigliani, elle est née à Nice mais a grandi, après la mort de son père et le suicide de sa mère en 1920 avec sa grand-mère paternelle Eugénie Garsin à Livourne.
Elle est diplômée à Pise en histoire de l'art avec une thèse sur Vincent Van Gogh.
Persécutée par le fascisme en tant que juive, elle se réfugie à Paris.
Lorsque la France fut occupée par les nazis, elle rejoignit le maquis, la résistance française, et fut également emprisonnée pour des raisons politiques.
À cette époque, elle épousa Mario Levi, le frère de Natalia Ginzburg, comme Ginzburg elle-même le raconte dans "Family Lexicon", pour des raisons simplement liées à la citoyenneté.
Les deux divorcent peu de temps après. En 1952, grâce à une bourse du Centre national de la recherche scientifique, Jeanne entreprend des recherches sur Van Gogh en France et aux Pays-Bas.
Grâce à l'étude de Van Gogh sur le stéréotype de l'artiste maudit, il décide d'étudier la vie de son père Amedeo Modigliani et écrit le livre Modigliani, senza legge publié par Vallecchi Editore en 1958.
Cet ouvrage démonte les différentes rumeurs qui pèsent sur la mémoire du père, en particulier il s'en prend à celui qui a favorisé la renommée d'un artiste maudit, à savoir André Salmon, auteur de "Vie et Passion d'Amedeo Modigliani" publié en 1926, mais qui déjà en 1922, il écrivait un article consacré au Paris bohème.
Le texte place une seule question au centre de la réflexion : pourquoi Modigliani a-t-il bu ? Salmon décrit sa consommation excessive d'alcool et de haschich, avec des interviews, des anecdotes mais sans notes biographiques spécifiques.
Mais en tant qu'historienne, sa fille Jeanne s'en tient aux faits, même si elle est consciente qu'il n'est objectivement pas possible d'écrire une biographie complète.
Tous les studios et maisons où vivait Modigliani devraient être cartographiés mais, compte tenu des nombreux déménagements, cela n'est pas possible.
Même dans le journal de la mère, qui malheureusement s'arrête pendant les périodes les plus intéressantes, certains chemins sont confus.
Certains éléments sont découverts grâce à un document précieux qui raconte l'histoire de la famille Spinoza et Modigliani depuis 1793 : il démystifie le mythe de la famille. des philosophes.
En fait, il semble que Modi se soit vanté à Paris de sa fausse filiation avec Baruch Spinoza : son arrière-grand-mère était Spinoza mais n'avait aucun lien de parenté avec le grand philosophe, de plus elle ne s'est jamais mariée et n'a pas eu d'enfants ; il dissipe la légende du secteur bancaire famille.
Tout le monde pensait qu'il l'était, mais son père n'était qu'un commerçant et il avait un ancêtre qui avait effectivement travaillé pour la Monnaie du Vatican, mais uniquement comme responsable des achats de cuivre.
Grâce à ces travaux, il achète quelques hectares de terres, mais celles-ci seront ensuite expropriées car à cette époque les Juifs ne pouvaient pas posséder de terres.
Il dissipe la rumeur sur les origines juives de Lyon.
Le nom de la mère n'est pas Garcin - comme l'écrit Salmon - mais Gaslin.
Dissipe la légende selon laquelle Modì a commencé à peindre en 1898 en proie à une crise de fièvre typhoïde, alors qu'il avait commencé plus tôt, en 1896, uniquement par passion.
La légende de l'incapacité de la famille à le subvenir aux besoins et de son abandon sans inhumation à Paris.
Il existe une lettre envoyée par la mère au dernier marchand d'art Zaborowskij qui disait "couvrez-le de fleurs, je vous rembourserai".
Son frère le député Emanuele a mis un mois à arriver à Paris, en raison de la démobilisation suite à la guerre.
Les voyages à Florence et à Venise ont été payés par son oncle Amedeo et celui à Paris par sa mère, qui a toujours soutenu son fils, même s'il ne nageait pas dans l'or.
Dissipe la légende selon laquelle Modì fréquentait l'académie de nu Fattori à Florence en 1902 et à Venise l'année suivante, il dissipe la légende d'un Modigliani qui pratiquait la sculpture en second choix et qui l'abandonnait pour se lancer dans la peinture.
Son premier amour était la sculpture et il dut y renoncer pour plusieurs raisons : d'abord pour sa santé, sachant qu'à son arrivée à Paris il était déjà malade.
Sculpter le marbre était trop fatiguant, c'était malsain à cause de la poussière qu'on respirait ; de plus, elle était plus coûteuse que la peinture en raison du coût des grandes études qu'elle nécessitait.
On le voyait souvent dans le jardin ou dehors sculpter des pierres que ses amis lui apportaient et qu'il abandonnait partout faute de pouvoir les transporter.
Il démystifie la légende de son éducation parisienne : Modi, au gré de ses voyages et de ses références, s'est formé à L'Italie, comme l'a déclaré l'historien de l'art Enzo Carli.
Jeanne montre comment la seule étude réalisée par Modì portait sur les sculptures du XIVe siècle de Tino di Camaino, d'abord à Naples, où il séjourna pour se remettre de sa convalescence, puis à Florence.
Les trois seules études critiques qui tentent de remettre de l'ordre et qui publient des documents avec des notes biographiques que l'on peut trouver sont : Jeanne Modigliani avec son "Modigliani senza Leggenda" ; Giovanni Scheiwiller avec "Omaggio a Modigliani" de 1930 ; Enzo Maiolino "Modigliani dal vero" 1964 et deuxième édition 1981.
Son engagement constant envers obtenir la reconnaissance officielle de la valeur du travail de son père connaît un succès important en 1981, lorsqu'il organise à Paris l'exposition la plus complète de Modigliani jamais réalisée jusqu'alors : plus de deux cent cinquante œuvres parmi lesquelles des peintures, des sculptures, des gouaches et des dessins.
Il meurt en 1984 à Paris (trois jours après la mort de Modigliani) découverte des trois têtes à Livourne faussement attribuées à Modigliani) en raison d'une hémorragie cérébrale suite à une chute.
Elle était divorcée et laissait deux filles, Anne et Laure : elle avait épousé Mario Levi, frère de Natalia Ginzburg, comme on le lit dans le livre Lexique familiale.